Pantaleo Musarò
Specula Mundi.
Il progetto, come si evince dal titolo, è composto da due installazioni specchianti. La prima, denominata Sala degli specchi, è costituita da sei superfici specchianti: in realtà si tratta di sei specchi reali, di fogge diverse, recuperati in mercati di antiquariato e riletti in manufatti artistici. Gli specchi, che rispondono tradizionalmente all’idea dell’immagine riflessa, ma anche alla vanitas barocca del memento mori, nell’intenzione dell’artista si trasformano in realtà introspettive, connesse principalmente alla riflessione e non al riflesso. In quest’ottica di indagine interiore entrano in dialogo anche le altre opere: Sei tu la tua libertà e L’unica sicurezza è la libertà del 2021, in cui lo specchio si fa superficie concettuale sulla quale appaiono frasi incise e graffiate, inerenti alla libertà e alla presa di consapevolezza di essa da parte dello spettatore/riguardante.
Concetti che spingono chi guarda a superare l’immagine speculare e ad immergersi negli anfratti più profondi dell’essere, sino a dubitare addirittura della propria identità. Emblematiche di tale ancestrale ricerca umana, legata al “conosci te stesso” di delfica memoria, sono le opere: Non so più chi sono (2020), Ricomporre i propri pezzi(2020), Immergerti in te stesso (2022) e Torno prima o poi (2022).
Gli “specchi” di Musarò, quindi, trasmutano le immagini in realtà altre, metafisiche; in percorsi verso l’interno che il pubblico dovrà affrontare (oppure no) per ritrovarsi. Un’indagine speculativa, appunto, grazie alla quale il riguardante ha l’opportunità di intraprendere, come detto in precedenza, un cammino interno, un’anabasi verso territori sconosciti del proprio sé.
L’immagine duplicata si trasforma così nell’immagine reale, creando un cortocircuito tra identità parallele. Un processo di conoscenza che ha come medium una superficie apparentemente inerte ma in grado di generare visioni simultanee e sdoppiamenti schizofrenici e, in tal senso, una metafora della contemporaneità e alle “metamorfosi”, anche di identità, alle quali essa ci obbliga.
Cosa è reale e cosa non lo è? Sembra chiedersi l’autore. Forse l’immagine di noi rimandata dallo specchio? Qual è l’originale e quale la copia? Con queste domande lo spettatore dovrà necessariamente confrontarsi, oppure restare muto di fronte all’immagine riflessa di sé.
Chiudono il progetto espositivo le installazioni: Oh, look over there! (2022) e Aria di libertà (2020).
La prima realizzata con l’impiego di superfici in acciaio lucidato; la seconda: una bottiglietta di vetro legata ad una catena. Opere emblematiche della ricerca dell’artista e connesse ad una tema ad egli caro: quello della libertà. Musarò si interroga sulla reale esistenza di essa: siamo realmente liberi oppure solo in apparenza? E quali sono le catene (soprattutto mentali) che, come in Aria di libertà, ci tengono ancorati al suolo e ci impediscono di esprimere il nostro vero essere? Con queste opere l’artista sembra addirittura concepire la mancanza di libertà e soprattutto la mancanza di tale consapevolezza: le catene sono tante e le peggiori sono quelle costruite da noi stessi.
Prof. Massimiliano Cesari